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Stamparsi un'automobile in 3D
18 mar 20212 min

Stamparsi un'automobile in 3D

Diversi costruttori stanno testando il potenziale della "manifattura additiva" anche per le automobili


 

Articolo apparso sul Corriere del Ticino nella rubrica MAG 

 

La scelta dell’auto è da sempre un momento con un suo fascino particolare. In tempi normali, diciamo pre-covid, alle riviste cartacee e digitali si alternavano visite in concessionarie e qualche prova su strada del modello più desiderato. Però, anche queste abitudini in un futuro non troppo distante potrebbero cambiare. Infatti, si prevede che le tecnologie di modellazione in 3D ci consentiranno, non solo di partecipare alla fase ideativa della nostra prossima atomobile, ma addirittura di stamparcela in proprio, magari nel nostro garage di casa. Fantascienza? Non esattamente. Lo sviluppo tecnologico della cosiddetta “manifattura additiva" consente già, attraverso stampanti in 3D, la realizzazione di oggetti anche complessi come può esserlo la scocca di un’automobile, generando e sommando strati successivi di materiale. 

Guardando ai numeri, si prevede che entro il 2029 il giro d’affari del mercato globale di apparecchiature 3D arriverà a sfiorare i 31 miliardi di dollari (fonte: IDTechEx), mentre il settore automobilistico potrebbe valere 5,3 miliardi già solo entro il 2023, per arrivare a 12,4 miliardi nel 2028. E, in particolare, il 75% dei nuovi veicoli commerciali e militari avranno il motore stampato sempre in 3D.

Comunque, per tornare ai giorni nostri, diversi costruttori anche blasonatissimi - tra cui Ferrari, Lamborghini, Porsche, Volkswagen, Ford, Audi, Mercedes e Bmw - stanno iniziando a testare il potenziale della stampa in 3D con l’obiettivo di riuscire a contenere i costi di fabbricazione almeno di alcuni componenti, prima di dare il via a una produzione su larga scala. E ci sono case automobilistiche blasonate che hanno deciso di destinare risorse umane ed economiche consistenti nella creazione di divisioni dedicate all’interno delle proprie aziende. Questo avviene in BMW, che ha recentemente investito 15 milioni di euro nel suo Additive Manufacturing Campus di Mondaco con oltre 80 addetti e 300mila componenti stampate in 3D nel 2019. Va anche detto che la “manifattura additiva” è una tecnica non nuovissima, perché esiste dalla metà degli anni 80, ma oggi sta accrescendo il suo raggio d’azione. Lo fa attraverso la digitalizzazione e la possibilità di stampare oggetti di maggiori dimensioni, in una gamma più ampia di materiali e con tempi di produzione molto più ridotti rispetto al passato. 

Proprio il comparto delle corse potrebbe avere le maggiori opportunità, visto che si potranno fabbricare pezzi su misura capaci di adattarsi alle scelte progettuali in continuo cambiamento, per via dei tracciati e delle regole imposte dalle federazioni sportive. Ma chiaramente ne beneficeranno anche le produzioni di auto e moto top di gamma, con la realizzazione di pezzi di piccola serie dalle caratteristiche non realizzabili con le tecniche tradizionali. Un’ulteriore arena sarà quella della produzione di pezzi di ricambio per auto e moto d'epoca, dove nuovamente si parla di numeri ridotti e molto su misura.

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