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ated19 nov 20256 min read

“Prendersi cura delle persone, integrando valore e valori”. Le verità di Cristina Scocchia alla Digital Night di Ated

“Leadership è prendersi cura di tutti, senza lasciare indietro nessuno. E il successo non ha valore se per ottenerlo non ti fermi ad aiutare chi ne ha bisogno e sta correndo una maratona diversa dalla tua”.

 

L’ex asilo Ciani di Lugano nella Digital Night di Ated si è riempito di applausi quando Cristina Scocchia ha esposto, in modo chiaro e con voce ferma, il suo concetto di guida, di che cosa dovrebbe fare un CEO.

Più volte ha detto che anche per gli amministratori delegati dovrebbe esserci un giuramento di Ippocrate, come per i medici. “Guidare con integrità vuol dire integrare il valore coi valori. Il profitto conta ma non può essere il fine ultimo, va combinato con valori etici, morali, ambientali, sociali. Il lavoro non è solo un mezzo di sostentamento finanziario, è realizzazione, è soddisfazione, è dignità: le decisioni del CEO impattano su tutto questo, sulla vita di migliaia di persone, ogni giorno. Servirebbe un codice etico”.

Per oltre un’ora e mezza, il pubblico l’ha ascoltata in un rispettoso silenzio. L’amministratore delegato di illycaffè è stata fortemente voluta come ospite alla Digital Night di Ated, soprattutto per il coraggio e l’integrità con cui affronta le sfide della carriera e della vita. Li ha portati sul palco e li ha resi veri, senza filtri, con grande onestà e trasparenza. Si è commossa parlando del padre, che le ha insegnato a non vergognarsi mai delle sue origini e a non lasciare che esse definissero chi dovesse essere, e del figlio.

Il leader nel momento storico attuale

Ma chi è un leader, per lei? “Il leader non è infallibile. È trasparente, onesto e responsabile, si prende cura delle sue persone: questo è ciò che resterà quando l’AI ci soppianterà”. E in aula i membri di Ated e i curiosi presenti sono stati applausi convinti, sinceri, sentiti, per una visione forte, vera, autentica. “È un amministratore di coraggio, non di paura, che rifugge la stagnazione strategica. In periodi complessi come questi, per risollevarsi bisogna accelerare, non frenare, e l’analisi serve a capire come affrontare i rischi, non se farlo”. Un leader, ha aggiunto, non è infallibile e trova la sua reale forza nel gruppo. “Lo sei quando capisci che il successo collettivo è più importante del tuo, quando passi da io a noi, quando impari a trattenere la palla ed anche a passarla, per far esprimere a ciascuno il suo talento”.

Le lezioni del padre: mai vergognarsi dei sogni, ma mai tradirsi per raggiungerli

Cristina Scocchia è la prova vivente che, anche partendo da situazioni poco favorevoli, si può arrivare a raggiungere i propri sogni, che le favole, in fondo, possono diventare realtà. Lo ha fatto, “con determinazione, con perseveranza”, due parole per lei chiave. Da un paesino di 2'000 anime vicino a Sanremo e da una famiglia di insegnati che spesso faticavano a trovare i soldi per arrivare a fine mese e che, quando non ci riuscivano, non accedevano il riscaldamento, è arrivata ad essere alla guida di una società dislocata in 137 paesi, senza tradire sé stessa. “Ho sempre sognato di fare l’amministratore delegato”, ha detto, con semplicità. “In famiglia mi è stato insegnato a non vergognarmi dei miei sogni, a provarci senza mai scendere a compromessi e senza mai cedere i miei valori. Sapevo di poter scendere nell’arena e essere profondamente amata qualsiasi fosse stato l’esito: fa la differenza”, ha ricordato, parlando con orgoglio del padre insegnante, dell’amore incondizionato, delle spinte a provare ad andare oltre la condizione di partenza. Quelle lezioni Cristina Scocchia le ha portate tutta la vita e le ha esposte alla Digital Night. “La disciplina è il ponte tra un desiderio e la sua realizzazione. E quando arrivava la fatica, che è il prezzo della libertà, il mio perché mi faceva rialzare. Dopotutto, il senso della vita non è non cadere mai, ma è cadere e rialzarsi”.

KIKO: dalle chiusure alla ripartenza. E poi, il Covid,

Il primo ruolo di responsabilità è arrivato con L’Oréal e con esso la prima decisione difficile: la chiusura della sede dei Torino. “Era necessaria per poter crescere. Io credo che più le scelte siano complesse più sia indispensabile metterci la faccia, con empatia, facendo dialogare testa e cuore”. Un modus operandi che ha portato, con determinazione e integrità, tornando alle parole chiave, nel momento della pandemia a KIKO. Presa la direzione del gruppo nel 2017, ha dovuto mettere la firma sulla chiusura del 14% dei negozi. Ricordando quei momenti, parla di Laura, la prima persona cui ha comunicato che sarebbe rimasta senza lavoro, dei suoi occhi, del bisogno di guardarla in faccia. Proprio quando l’azienda si stava rialzando, è stata travolta dal Covid. Ed è in quel momento che il suo concetto di leadership, la grande voglia di lasciare il segno, “di prendere una realtà e vederla almeno un po’ migliore quando me ne vado”, ha trovato, in modo inaspettato ed anche drammatico, la sua vera applicazione. “Abbiamo messo in cassa integrazione ottomila persone: ma la mia intenzione era di prendermi cura di ciascuna di loro, di non lasciare indietro nessuno. L’ho detto a tutti, guardandoli negli occhi”. Ricorda ancora le lettere dei dipendenti, in difficoltà economica, che le scrivevano che sino a che ci sarebbe stata lei al comando erano certi di poter uscire dal tunnel. “Quello era il vero senso del termine responsabilità. Le decisioni di un CEO impattano su migliaia di persone, sui lavoratori, sulle loro famiglie”. Ma la prova più grande, quella dove Cristina Scocchia ha messo in gioco tutta sé stessa, la sua visione e i suoi valori, è stata la chiusura dell’e-commerce. “I nostri fornitori si trovavano in Val Seriana, quella regione da cui uscivano le bare sui camion militari. Ho deciso di chiuderlo, togliendo la nostra unica fonte di reddito al momento”. Racconta di essere entrata in consiglio di amministrazione decisa a rassegnare le dimissioni se la sua linea non fosse stata accettata. “Se non li avessi convinti, non avrei meritato le stellette che portavo. Abbiamo perso soldi, ma nessuno si è ammalato o ha portato quel virus a casa dalla sua famiglia. La riapertura è avvenuta nel momento in cui tutti avevano i dispositivi per proteggersi: mi sono presa cura delle persone, come avevo promesso loro”. E con sacrifici, con tenacia, col gruppo, KIKO si è rialzata. Lei ha abbracciato una nuova sfida, quella in illycaffè “Mi corteggiavano da tempo, ma li ringrazierò sempre per avermi aspettato ed aver rispettato il mio credo: non avrei potuto lasciare KIKO prima di aver condotto la nave in porto”.

Carriera e amore, una donna che non ha scelto

In questi racconti c’è l’essenza di Cristina Scocchia, una donna che non esita a dire che la felicità non deriva dal lavoro, pur fortemente inseguito e voluto, ma dalla famiglia, dagli affetti. Con ironia e schiettezza, ha raccontato del colpo di fulmine col marito, della scelta, fulminea, di cercare un figlio, delle sue paure. La sua voce si è addolcita ricordando il momento in cui per la prima volta si è definita “mamma”. “Da lì, non ho più avuto paura nella mia vita”. Anche perché, per lei, il coraggio è “la forza di superare la paura”.

Le sue sono state parole accolte con varie standing ovation per un’ospite che ha conquistato tutti, anche nella genuina spontaneità con cui si è messa in gioco nel quiz finale, legato all’italiano dei ticinesi. È stata una serata che ha riflesso i valori di Ated, quelli dell’unicità della persona che non deve essere soppiantata ma rafforzata dall’evoluzione tecnologia.

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