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Forfirm05 mag 20256 min read

NIS2: La nuova frontiera della resilienza digitale in Europa

Perché la Direttiva NIS2 cambia le regole del gioco per le imprese europee

La Direttiva NIS2 (UE 2022/2555), in vigore dal 16 gennaio 2023, segna una svolta decisiva nel panorama normativo europeo in materia di cybersecurity. Rispetto alla versione precedente del 2016, la nuova direttiva non si limita ad aggiornare requisiti tecnici: ridefinisce gli obblighi di sicurezza per le organizzazioni pubbliche e private in tutta Europa.

Il cambiamento è profondo e strutturale. Il numero di soggetti coinvolti è aumentato in modo esponenziale, includendo non solo infrastrutture critiche, ma anche settori come la manifattura avanzata, i servizi postali, la gestione dei rifiuti, i data center e numerosi fornitori ICT. Le misure di sicurezza richieste sono più dettagliate, più esigenti e vincolano direttamente anche il top management. E, come nel caso del GDPR, la leva sanzionatoria diventa uno strumento di enforcement concreto: si parla di multe fino a 10 milioni di euro o al 2% del fatturato annuo globale.

Entro il 17 ottobre 2024, tutti gli Stati membri dovranno recepire la direttiva nei propri ordinamenti. Le aziende classificate come “entità essenziali” o “entità importanti” (secondo gli Allegati I e II della NIS2) dovranno adottare un insieme strutturato di misure tecniche e organizzative (Art. 21) e implementare un meccanismo efficiente per la notifica degli incidenti rilevanti entro 24 ore (Art. 23).

Ma la vera domanda per il management non è solo “Cosa dobbiamo fare per essere conformi?”, bensì “Come possiamo trasformare questo vincolo in un’opportunità di evoluzione?”.

 

Dalla compliance alla strategia: il nostro approccio in due pilastri

Nel nostro lavoro con aziende di settori strategici, abbiamo identificato due direttrici che consentono non solo di rispondere agli obblighi della NIS2, ma di costruire una cybersecurity moderna, integrata e scalabile.

Il primo pilastro è l’adozione di un modello Zero Trust, che mette al centro l’identità, il contesto e la segmentazione dinamica, abbandonando il concetto tradizionale di perimetro.

Il secondo è l’automazione intelligente della sicurezza, che consente di gestire volumi elevati di eventi, orchestrare risposte rapide e garantire un controllo normativo continuo, anche in ambienti complessi e distribuiti.

Vediamo ora come questi due approcci possono essere applicati nella pratica, con esempi concreti che riflettono sfide comuni affrontate da molte organizzazioni soggette alla NIS2.

 

Use Case 1 – Zero Trust: proteggere gli accessi in una multinazionale industriale

Nel contesto di una grande azienda manifatturiera con sedi distribuite in Europa e tecnici che operano da remoto su impianti OT, il tradizionale modello di accesso basato su VPN e credenziali condivise esponeva l’organizzazione a rischi crescenti. In particolare, risultava difficile controllare chi accedeva a cosa, per quanto tempo e in quale contesto operativo. L’assenza di una segmentazione chiara tra i sistemi IT e OT e la mancanza di tracciabilità degli accessi privilegiati mettevano a rischio la sicurezza operativa e la conformità normativa, soprattutto rispetto agli articoli 21 lettere d e f della Direttiva NIS2.

Una delle risposte più efficaci a questo tipo di scenario è l’adozione graduale di un’architettura Zero Trust, progettata per rimuovere la fiducia implicita all’interno della rete aziendale e sostituirla con un modello “verify-everything-always”. Attraverso l’implementazione di un Identity Provider moderno che supporta l’autenticazione multifattore e l’applicazione di policy condizionali — ad esempio basate sulla geolocalizzazione, lo stato di sicurezza del dispositivo o l’orario — è possibile abilitare accessi realmente contestuali e limitati. La segmentazione dinamica della rete, unita all’adozione di regole di accesso Just-in-Time e alla revoca automatica dei privilegi al termine delle sessioni, consente di ridurre drasticamente il rischio di lateral movement all’interno dell’ambiente produttivo.

A ciò si aggiunge la possibilità di monitorare in tempo reale tutte le attività critiche, mantenendo una piena visibilità sulle sessioni attive e una registrazione completa per finalità di audit, conforme ai requisiti di governance della NIS2. Il vantaggio competitivo di questo approccio non risiede solo nella protezione più robusta: l’integrazione con directory esistenti, la disponibilità di policy replicabili per ambienti IT e OT e la compatibilità con modelli SASE permettono un’adozione rapida e scalabile, anche in contesti legacy.

Ciò che differenzia questo modello da altri approcci tradizionali è la sua capacità di adattarsi dinamicamente al rischio, riducendo il carico operativo sul team di sicurezza e garantendo che ogni accesso sia non solo autorizzato, ma anche verificato, circoscritto e documentato.

 

Use Case 2 – Automazione e orchestrazione: rispondere in tempo reale a un incidente in un operatore critico

In un’azienda attiva nel settore dell’energia, classificata come entità essenziale ai sensi della NIS2, la gestione degli incidenti rappresenta una sfida quotidiana. I team SOC si trovano spesso a fronteggiare centinaia, se non migliaia, di alert provenienti da sistemi diversi: firewall, endpoint, SIEM, ambienti OT. La conseguenza diretta è una saturazione operativa che rallenta la capacità di analisi e impedisce una risposta tempestiva, compromettendo l’obbligo di notificare incidenti rilevanti entro 24 ore previsto dall’Articolo 23 della direttiva.

Una soluzione concreta a questo problema consiste nell’introduzione di un framework di automazione e orchestrazione della sicurezza che sia in grado di integrare le fonti esistenti di log e alert, normalizzare gli eventi e attivare playbook automatici per risposte standardizzate. Utilizzando una piattaforma SOAR, l’azienda può definire azioni preconfigurate per incidenti noti — come phishing, brute force o escalation di privilegi — riducendo i tempi di reazione da diverse ore a pochi minuti. La classificazione automatica degli eventi, supportata da fonti di Threat Intelligence integrate, consente inoltre di dare priorità alle minacce reali, eliminando falsi positivi e aumentando l’efficienza del team.

Un ulteriore elemento di valore è la possibilità di automatizzare anche la parte normativa, generando in tempo reale la documentazione necessaria per notificare l’incidente alle autorità competenti nel formato richiesto. Questo consente non solo di rispettare i tempi imposti dalla NIS2, ma anche di dimostrare un approccio strutturato e trasparente alla gestione del rischio.

La rapidità di implementazione è resa possibile dalla presenza di playbook già pronti per gli scenari più comuni e da connettori nativi con piattaforme SIEM, EDR e ticketing. Ma ciò che realmente distingue questo modello è la sua copertura end-to-end: dalla rilevazione all’azione tecnica, fino alla gestione documentale e normativa, l’intero processo diventa automatizzato, tracciabile e conforme.

 

Conclusione – Dalla compliance all’evoluzione della postura digitale

La Direttiva NIS2 non è semplicemente un adempimento normativo. È un catalizzatore di cambiamento, che impone alle organizzazioni di rivedere i propri modelli di sicurezza in chiave sistemica. Non basta più proteggere l’infrastruttura: è necessario ripensare l’intera postura cyber alla luce della continuità operativa, della trasparenza nella gestione del rischio e della capacità di reazione agli eventi.

I casi analizzati dimostrano che strumenti come l’architettura Zero Trust e l’automazione intelligente della sicurezza non sono solo soluzioni tecnologiche, ma leve strategiche per costruire resilienza. Permettono di trasformare ambienti complessi in ecosistemi sotto controllo, visibili, governabili. E soprattutto, dimostrano che è possibile conciliare sicurezza, business e agilità, anche in settori ad alta criticità.

Tuttavia, ogni organizzazione è diversa: contesto, maturità tecnologica, vincoli regolatori e modelli operativi devono essere analizzati in modo specifico. È per questo che la prima azione concreta consigliata è effettuare una valutazione strutturata della propria esposizione rispetto alla NIS2, con un’analisi dei gap, delle priorità e delle opportunità evolutive.

Siamo convinti che, affrontata con metodo, la NIS2 rappresenti un’opportunità per fare quel salto di qualità che molte organizzazioni hanno rimandato per anni. Un percorso che parte dalla compliance, ma approda a una cybersecurity strategica, integrata, pronta al futuro.

A cura di Giampaolo Aru

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