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Nuovi paradigmi nel lavoro tra smart working e cultura agile

Scritto da ated | 20 mar 2024

A colloquio con Deborah Ghisolfi, Consulente Trainer e Coach certificata Agile Marketing e autrice del libro "Agile Marketing"

                                                             

Articolo apparso sul blog ated ospitato su TIO

 

Sempre più frequentemente i candidati alla ricerca di una nuova posizione lavorativa valutano con maggior interesse quelle organizzazioni che concedono la flessibilità nel gestire il lavoro da luoghi diversi rispetto l'ufficio. Si tratta di un approccio particolarmente adatto, per esempio, alle neomamme e a chi ha la necessità di bilanciare vita personale e ambizioni professionali. Ma per capire quali differenze esistono tra lavoro e cultura agile, smart working e altri generi di lavoro flessibile, abbiamo intervistato Deborah Ghisolfi, Consulente Trainer e Coach certificata Agile Marketing e Autrice del libro Agile Marketing, oltre che docente nel percorso APF in Digital Collaboration Specialist (ancora pochi posti liberi nella seconda edizione in partenza), organizzato da ated e Formati Academy.

 Signora Ghisolfi, sentiamo spesso parlare di lavoro agile o di smart working, ma vi è una distinzione o si tratta di termini sinonimi? In generale, in cosa consiste e cosa significa lavorare con una cultura Agile? 

È importante distinguere tra lavoro agile, smart working, e Cultura Agile del lavoro, poiché, sebbene tutti mirino a migliorare l'efficienza e la flessibilità del lavoro, presentano differenze significative. Il lavoro agile si riferisce a un approccio normativo che regola le modalità di organizzazione del rapporto di lavoro subordinato. Lo smart working e la Cultura Agile si riferiscono alla modalità di dialogo e coinvolgimento con i propri collaboratori, basato sulla definizione di obiettivi chiari, che lo rende potentissimo.
D'altro canto, lo smart working si riferisce a un modello più ampio di lavoro flessibile, che consente ai dipendenti di svolgere le proprie mansioni da luoghi diversi dal tradizionale ufficio, spesso utilizzando la tecnologia per comunicare e collaborare in remoto.
Mi piace sempre usare questa definizione del Prof. Mariano Corso del Politecnico di Milano, che credo chiarisca molto bene il punto di vista: “Smart Working significa ripensare al lavoro mettendo in discussione i tradizionali vincoli legati a luogo e orario lasciando alle persone maggiore autonomia nel definire le modalità di lavoro a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati. Autonomia, ma anche flessibilità, responsabilizzazione, valorizzazione dei talenti e fiducia diventano i principi chiave di questo nuovo approccio.”

A livello culturale cosa deve scattare negli imprenditori per permettere al lavoro agile di funzionare?

È importante sottolineare che il cambio culturale non è un mostro da temere, ma piuttosto un'opportunità per crescere e migliorare. Gli imprenditori possono fare affidamento su coach e esperti di agilità per guidarli lungo questo percorso di trasformazione, offrendo supporto e orientamento, mentre l'organizzazione si adatta a nuove modalità di lavoro e collaborazione. Con il giusto sostegno e impegno da parte della leadership, il lavoro agile può diventare una parte integrante della cultura aziendale, portando a risultati positivi e duraturi.
Quello che è necessario impostare è una nuova cultura organizzativa orientata alla crescita continua dei dipendenti, allo sviluppo di innovazione in modo costante, al cambiamento continuo per far fronte al veloce mutamento del mercato, all’utilizzo sostenibile di budget e risorse in generale.

 

Per chi fosse interessato a seguire i percorsi APF in Digital Collaboration Specialist e in Cyber Security Specialist, maggiori informazioni si trovano sul sito www.ated.ch nell’area dedicata a questo link.