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Il supercomputer “parla” ticinese - Blog Ated – ICT Ticino - Ated

Scritto da ated | 22 dic 2021

Per i 50 anni di ated si è tenuta una tavola rotonda moderata da Milena Folletti. Abbiamo intervistato Maria-Grazia Giuffreda, alla guida del CSCS con sede a Lugano


Il supercomputer “parla” ticinese

 

In occasione dei 50 anni di ated si è tenuta una tavola rotonda moderata da Milena Folletti.  Abbiamo intervistato Maria-Grazia Giuffreda, alla guida del CSCS con sede a Lugano  

 

Articolo apparso sul blog di ated-ICT Ticino ospitato sul TIO

 

Nel corso della tavola rotonda moderata da Milena Folletti dal titolo: “2021: spartiacque digitale?”, ha preso parte fra gli altri Maria-Grazia Giuffreda, Associate Director & Head of User Engagement and Support at Swiss National Supercomputing Centre.

Parliamo del Centro Svizzero di Calcolo Scientifico (CSCS), fondato nel 1991, ovvero, un’essenziale struttura di supporto per i ricercatori delle università, dei politecnici svizzeri e internazionali in tutti gli ambiti del supercalcolo. Il CSCS gestisce supercomputer all’avanguardia, offrendo ai ricercatori vaste conoscenze e un supporto competente nelle analisi più complesse e sfidanti. Grazie al CSCS i ricercatori di diversi istituti possono collaborare e condividere analisi e scoperte. Situato a Lugano il CSCS è un’unità del Politecnico federale di Zurigo (ETH Zürich). A guidarlo è Maria-Grazia Giuffreda, a cui abbiamo chiesto quali sono le applicazioni pratiche che il Centro Svizzero di Calcolo Scientifico (CSCS) svolge per la popolazione del nostro Paese.

«ll CSCS ha il mandato di sostenere la ricerca scientifica a livello nazionale. Grazie alle risorse computazionali e di dati del nostro centro sosteniamo per esempio la ricerca nel campo delle scienze dei materiali per migliorare l’efficienza delle celle fotovoltaiche, una delle fonti di energia alternativa molto importante a livello svizzero e mondiale; della sismologia per studiare i processi di formazione dei terremoti per caprine la sequenza e definire gli eventuali piani di intervento; e, infine, della climatologia che in Svizzera studia con particolare interesse e attenzione l’arco alpino, parte fondamentale  del nostro Paese. Da ultimo, non va dimenticato che diversi ricercatori svizzeri hanno utilizzato la nostra infrastruttura di ricerca per far luce insieme ai colleghi di tutto il mondo sul SARS-CoV-2, causa dell’attuale pandemia, caprine i meccanismi di azione e di interazione con altri sistemi e molecole all’interno dell’organismo umano».                

 

Sentiamo spesso parlare di supercomputer e di possibilità immense di calcolo per i ricercatori. Ma in quali ambiti ci sono secondo lei le sfide più esaltanti per chi si occupa di analisi dei dati?

«Un campo pieno di sfide e che allo stesso tempo aprirà nuovi orizzonti è quello del Machine Learning (Macchina che apprende). Un’ampia gamma della ricerca scientifica potrà trarre vantaggio da una macchina in grado di comprendere e analizzare linguaggi naturali, vale a dire un supercomputer che sarà in grado di comprendere e estrarre enormi quantità di informazioni e conoscenza contenute nelle pubblicazioni scientifiche e generare per esempio nuove molecole per la scoperta di nuovi farmaci o nuovi materiali con proprietà specifiche. Un’altra sfida importante sia per il supercalcolo tradizionale che per dati è il clima, i ricercatori svizzeri insieme ai colleghi europei hanno lanciato un’iniziativa sull’arco dei dieci anni con l’intento di costruire un gemello digitale del pianeta Terra per una migliore comprensione dei processi fisici terrestri di rilievo e degli effetti del cambiamento climatico sul nostro ambiente. Bisognerà dunque migliorare i modelli del sistema Terra, aumentarne la risoluzione per avere una rappresentazione più realistica dei vari processi su scala globale e locale e le loro interazioni con l’atmosfera, gli oceani, la superficie Terrestre e la biosfera».    

 

Lei dirige uno dei centri di eccellenza a livello mondiale, quali sono le doti che secondo lei si devono possedere per lavorare in un'istituzione così rilevante? E quali soni i modelli a cui si è ispirata per arrivare in questa posizione professionale?«Non so se posso davvero dare il decalogo delle doti necessarie per lavorare in un centro come il nostro, ma penso che bisogna avere la curiosità di capire il perché delle cose, essere aperti al cambiamento e all’innovazione, questo è un mondo che cambia a velocità impressionanti, essere pronti a mettersi in gioco ad accettare sempre nuove sfide e a non essere mai stanchi di imparare e di studiare, ma come in ogni cosa ci vuole determinazione, passione e grande impegno. I modelli a cui mi sono ispirata e a me cari sono Maria Skłodowska-Curie, la cui vita non è stata delle più semplice, durante il mio Master ero determinata ad avere la mia carriera in radiochimica, e nonostante l’esame mi avesse appassionato sono poi passata alla chimica fisica. Di epoca più recente posso certamente menzionare Rita Levi-Montalcini e Margherita Hack, donne che hanno dedicato la loro vita alla loro passione e non si sono mai fatte scoraggiare dalle difficoltà, dagli ostacoli e dagli stereotipi sui ruoli femminili. Potrei cintarne altre ma penso che con passione e determinazione nulla sia impossibile».

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